BMW X1 xDrive 20d

Le X non sono un’incognita, se è vero che per ogni cinque BMW vendute almeno una appartiene alla Serie X. Abbastanza, insomma, per concedere alla Casa bavarese il permesso di soggiorno tra i maggiori produttori di automobili a trazione integrale. A Monaco giurano di essere i primi per volumi di vendita, ma è una faccenda tutta da verificare. Di sicuro, invece, sono in vantaggio di un’automobile sui concorrenti: la BMW X1, in effetti, è la prima e unica suvvettina di sangue blu ad approdare nelle wishlist degli automobilisti metropolitani.

Meno di quattro metri e mezzo, per intenderci, cioè compatta vera. Ma quando te la ritrovi davanti resti un po’ così. Magari non capisci neppure perché, ma la sensazione è ci sia qualcosa di irrisolto nelle proporzioni, una specie di vago disagio estetico che puoi superare in due modi: sapendo che è una BMW, con tutti i suoi apprezzabili valori, e infilandoti nell’abitacolo, perché dentro è accogliente, nel senso più ampio del termine.

Magari non è proprio una questione di spazio, benché ce ne sia molto più che in una Serie 1 berlina, di sicuro lo è per eleganza, sobrietà, design e praticità. Il fatto è che a bordo si sta bene. Come in una Serie 3, verrebbe da dire, se non meglio: la posizione di guida è un po’ rialzata, c’è molta luce nell’abitacolo e un’atmosfera lounge che suggerisce viaggi rilassanti. E un sacco di tasche, vani portaoggetti, cinghie elastiche, ganci di fissaggio…

Le attenzioni si sono concentrate sulla X1 xDrive 20d, a trazione integrale, col turbodiesel da 177 cavalli in un allestimento piuttosto sportiveggiante, con tanto di ruote da 18 pollici. Ovviamente, non s’è fatto un metro in fuoristrada, a meno di considerare tale un brevissimo tratto di sterrato. A giudicare dall’assetto, duretto, la X1 è meglio lasciarla sull’asfalto e sperare che sia liscio. Per fortuna che le sospensioni lavorano bene, sono rigide, ma di qualità.

Il quattro cilindri turbodiesel si fa sentire: per la spinta notevole, innanzitutto, appena un filo ammorbidita dal cambio automatico. E poi per una rombosità abbastanza evidente in accelerazione. La sua presenza è avvertibile, più distante e sommessa, anche alle velocità più alte, sotto forma di un ronzio di fondo mixato ai fruscii aerodinamici generati dagli spigoli della carrozzeria e dagli specchi retrovisori, enormi.

A bordo, però, si chiacchiera amabilmente, senza alzare la voce. E alla fine ci si abbandona al ritmo del traffico. Fuori Lipsia (dove nascono le X1), in mezzo al niente, la velocità è quella dettata dal buon senso. Apprezzi la grande sensazione di controllo, la piacevolezza dei comandi, quel modo di farti guidare che è tipico delle BMW, un elemento che le accomuna tutte, dalla più piccola alla più grande. La X1 è sempre la solita BMW. Per fortuna.

Fonte: Quattroruote.it

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