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Volkswagen, la rivoluzione si chiama MQB

06 Feb 2012
Federico D
AUTO IN ARRIVO

Ormai sta diventando fondamentale per tutte le grandi Case mondiali sviluppare piattaforme dalle quali possano nascere più modelli.

L’ultimo interessante progetto arriva dalla Volkswagen e ha una sigla, MQB che sta per ‘Modular Querbaukasten’.

Letto così sembra dire nulla, ma significa molto. Perché da questo prenderanno il via I progetti per molte delle nuove vetture del Gruppo tedesco. Parliamo ad esempio della Volkswagen Golf 7, che dovrebbe essere presentata a settembre al Salone di Parigi, ma anche della nuova Volkswagen Polo,  di Tiguan, Touran, Sharan, Beetle, Scirocco, Jetta, Passat, CC. E ancora, servirà per altri marchi del colosso tedesco, come Audi (soprattutto l’A3), Seat e Skoda.

La sua caratteristica fondamentale è quella di potersi adattare a più utilizzi, permettendo un risparmio nei costi di progettazione e produzione visto che con un unico telaio si potranno sviluppare modelli diversi per caratteristiche e dimensioni e soprattutto saranno personalizzabili in molte maniere.E’ lo stesso concetto che nel recente passato ha portato alla nascita delle piattaforme comuni MLB per Audi, MSB per Porsche e più di recente quella che ha partorito le tre citycar gemelle, ossia Volkswagen Up!, Seat Mii e Skoda Citigo.

Sostanzialmente con il modulo MQB si dovrà modificare solo, a seconda del modello, il passo, la carreggiata, le dimensioni e il numero dei passeggeri mentre resteranno invariati il telaio anteriore,  la distanza fra i pedali e quella tra questi ultimi e l’avantreno. Uguale anche lo spazio riservato ai motori, in posizione anteriore trasversale, che potranno essere a benzina, diesel ma anche ibridi ed elettrici.

Così in contemporanea rispetto alla piattaforma MQB, Volkswagen ha sviluppato anche le nuove unità della gamma EA288 (tutti diesel) e EA211 a benzina, ossia motori modulari con potenze che vanno da 60 a 150 cavalli. Come ad esempio il nuovo 1.4 TFSI da 140 cavalli con dispositivo di gestione elettronica che a basse e medie velocità disconnette uno o due cilindri permettendo un deciso risparmio.

Un’evoluzione più che una rivoluzione della quale vedremo i risultati concreti già nei prossimi mesi.

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