Incentivi alla rottamazione verso il no per il 2010

Il tira e molla è estenuate: prima si, poi no. Ora siamo quasi alla negazione assoluta perché al momento la dura presa di posizione dei sindacati (contrari agli aiuti governativi per motivi legati alla mancata occupazione in Italia) e quella dell’Ad Fiat Sergio Marchionne (“Non abbiamo chiesto un euro e gli aiuti ce li stiamo pagando noi”) stanno piegando le convinzioni del Governo.

E’ stato lo stesso ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, a tornare sui suoi passi ammettendo che “Gli incentivi auto sono un argomento su cui stiamo ragionando con l’Unione Europea, per una politica nel settore che sia comune”. E che “Bisogna comunque tener presente che gli incentivi sono un doping, che possono creare problemi”, sottolineando addirittura che qualora il governo decida di prorogarli “dovranno essere inferiori, per rientrare alla normalità nel 2011”. Scajola ha infine aggiunto che per il governo è necessario valutare come “dare incentivi al consumo, con le poche risorse disponibili, anche ad altri settori che ne hanno bisogno”.

Insomma se fino a ieri sembra possibile il ripetersi degli aiuti, ora gli analisti sono pronti a scommettere che nel 2010 non ci saranno incentivi alla rottamazione anche se è innegabile che in un contesto di mercato difficile come quello europeo e italiano gli eco-incentivi governativi abbiano contenuto con successo il calo della domanda, contribuendo nel contempo alla riduzione dell’inquinamento atmosferico.

Va detto che contro il rinnovo degli incentivi ha remato contro anche la battaglia anti-Metano condotta da Unrae e diverse case estere: è vero, le auto a metano le ha solo la Fiat (grazie all’incentivo fino a 5.000 euro le vendite di veicoli a metano stanno segnando livelli di crescita record: a fine anno saranno più di 132.000 i veicoli alimentati a metano inclusi i veicoli commerciali, oltre il 50% in più dello scorso anno) ma questo atteggiamento di boicottaggio verso un carburante così ecologico ha finito per – diciamo così – irritare il costruttore nazionale che ha iniziato a cambiare atteggiamento nei confronti della politica governativa legata agli aiuti alla rottamazione.

Non solo: “Lo schema di incentivi previsti dal governo italiano – spiegano all’Anfia, associazione costruttori nazionali – ha infatti permesso nei primi nove mesi del 2009 una riduzione delle emissioni di CO2 medie di 7,4 g/km rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. A titolo di confronto il programma di eco-incentivazione francese, basato su un sistema misto di rottamazione e bonus-malus, nello stesso periodo ha portato ad un miglioramento di 6 g/km. In definitiva, quindi, gli incentivi italiani sembrano aver funzionato egregiamente, non solo nel sostenere la domanda, ma anche nel ridurre l’impatto ambientale del parco circolante”.

Allo stesso modo, politica o no, è innegabile che il metano sia l’unico carburante il cui prezzo alla pompa è sceso negli ultimi 6 mesi (mentre GPL, benzina e diesel salgono) e che in questo contesto il contributo del metano è stato fondamentale per ridurre le emissioni. Il livello medio di emissioni CO2 prodotte dalle vetture a metano attualmente vendute in Italia è infatti il più basso in assoluto tra i carburanti in commercio: 118 g/km, contro i 127 g/km del GPL, i 138 del benzina e i 142 g/km del diesel.
Nei primi 10 mesi del 2009, la vendita di vetture a metano a fronte della rottamazione di auto con alimentazione tradizionale permetterà di risparmiare ogni anno oltre 45 mila tonnellate di CO2.

Il pubblico insomma premiando il metano ha finito per scaldare gli animi dei costruttori esteri che non hanno vetture a metano in listino e che hanno iniziato a “soffrire” il super incentivo di 5000 euro riconosciuto a questo carburante alternativo. Ma poco importa della politica se rispetto alla benzina, il metano costa ormai meno della metà e che questo permette di percorrere con la medesima spesa più del doppio dei chilometri. Stesso discorso nei confronti del GPL che per coprire lo stesso percorso di una vettura a Metano richiede una spesa maggiore del 15%. Inoltre, il prezzo alla pompa del metano è diminuito del 4% negli ultimi 6 mesi, mentre quello del GPL nello stesso periodo è aumentato del 10%.

Insomma nella battaglia fra Gpl e Metano, fra case estere e Fiat, fra sindacati e governo alla fine a farne le spese saranno come sempre i poveri automobilisti che ormai hanno pochi giorni a disposizione per cambiare auto a prezzi da saldo. Poi, dal primo gennaio, sarà tutta un’altra storia…

Fonte: Repubblica.it

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