Hummer al capolinea: chiudono gli stabilimenti e scompare il marchio

Il grande fuoristrada americano, uno dei più famosi SUV esagerati che tanto erano di moda nell’ultimo decennio, cesserà di esistere. L’ultimo spiraglio di speranza per la sopravvivenza del marchio era la vendita ai cinesi della Sichuan Tengzhong Heavy Industries Machines Co.

Ma dopo che il governo cinese ha rifiutato il suo appoggio all’accordo, anche questa possibilità è sfumata.

Il marchio, che a febbraio ha avuto un calo di vendite del 71% per un totale di appena 270 macchine vendute in tutto il mondo, chiuderà fra breve. Anche la fabbrica di Shreveport in Louisiana, in cui vengono prodotti i mastodontici fuoristrada, farà la stessa fine. In tutto le persone che perderanno il lavoro saranno più di 3000.

L’Hummer, che in passato ha avuto un discreto successo, vendendo nel 2006 più di 70 mila macchine in tutto il mondo, era il simbolo del fuoristrada esagerato, pesante (quasi 3 tonnellate) e con consumi altissimi. Deriva dal veicolo militare HumVee, prodotto dalla AM per l’esercito americano a partire dagli anni ’80. Ma è dal ’91 che la fama del veicolo inizia a decollare. L’impiego nelle missioni della Guerra del Golfo lo fa apparire come robusto e affidabile. Mentre Arnold Schwarzenegger decide di comprarsene uno dopo averlo usato in Terminator 2. Arnie è solo la prima delle innumerevoli stelle di Hollywood che ne avranno una.

Visto il successo la General Motors entra nell’affare e affianca alla H1 – il primo modello, uguale a quello militare – prima l’H2 e succesivamente l’H3. Modelli più modaioli, con le calandre cromate, che dell’originale ripresentano il look “da duri”, il peso spropositato e consumi a dir poco rilevanti. Ma nonostante questi difetti i clienti non mancano e tra questi una fetta notevole è rappresentata dai nuovi magnati russi e dai sceicchi arabi, oltre alle già nominate stelle del cinema.

Ma con il 2008 iniziano i problemi per l’industria automobilistica, che interessa soprattutto i fuoristrada di taglia grande. Il prezzo del petrolio durante l’estate di quell’anno tocca il suo massimo storico e pochi mesi dopo inizierà la crisi. Di conseguenza anche la moda cambia velocemente: la macchina piccola che consuma poco, meglio se ibrida è quello che i clienti chiedono. La GM, che naviga in cattive acque, già all’epoca è alla ricerca di compratori. Il nome dell’oligarca russo Oleg Deripaska è più volte affiancato al marchio americano, ma l’affare sfuma.

Sfumato anche l’affare con i cinesi, alla General Motors non resta che chiudere il terzo marchio  dopo le chiusure annunciate di Saturn e Pontiac.

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