Il futuro dei diesel? E’ nei tralci di vite

La nuova frontiera delle energie rinnovabili e decisamente meno inquinanti sia chiama vigneto.
Perché dalle vinacce ormai non si può più solo produrre un’ottima grappa, bensì anche un combustibile per veicoli a motore dagli effetti sicuri e dall’impatto pari a zero.

Lo sta presentando in questi giorni al Vinitaly di Verona la Regione Veneto che è all’avanguardia in questo campo della ricerca scientifica.
Un’avanguardia dell’ultima ora, ché effettivamente i primi due impianti italiani a produrre il bioetanolo sono sorti nel recente passato a Palermo e Ravenna, collocando l’Italia all’11° posto tra i 17 Paesi europei che ricercano in questo campo.
La Regione Veneto ha pensato bene d’inserirsi nella corsa al rinnovabile attrezzando due grandi impianti nelle province di Venezia e Rovigo. In particolare il bioetanolo prodotto dagli scarti dei vitigni, con l’additivo del Magigas D7, sarebbe in grado di ridurre l’inquinamento dei motori più vecchi praticamente equiparando le vetture che attualmente vengono catalogate come Euro 2 ed Euro 3 alle più moderne Euro 4 e rendendole così anche più durature nel tempo. Inoltre è stato dimostrato che il risparmio complessivo nei consumi è decisamente importante.
Non una novità assoluta nel campo dell’energia, visto il largo utilizzo dei sarmenti (più conosciuti da tutti come tralci) potati e poi essiccati come coproduttori di biomassa in caldaia per l’energia termica oppure con un processo di combustione per la produzione dell’energia elettrica. In particolare le ricerche effettuate in Veneto hanno stabilito che per oltre 70mila ettari di terreno dedicati ai vitigni si possono ottenere quasi 3 tonnellate di tralci, buoni per soddisfare il bisogno energetico di quasi 5mila famiglie.

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