Caso Fiat, la Rai condannata a pagare 7 milioni di euro

Il tribunale civile di Torino ha dato pienamente ragione alla Fiat. Il servizio del giornalista Corrado Formigli andato in onda il 2 dicembre 2010 su Rai 2 durante la trasmissione “Annozero” dava una “informazione non veritiera e denigratoria”, così infatti è stata definita la cattiva informazione fornita dal programma.

LO SCOOP – Questo  confronto in pista tra la Alfa Romeo MiTo, la Citroen DS3 e la MINI Cooper S costerà al giornalista Corrado Formigli e alla rete ben 7 milioni di euro. A tanto ammonta il risarcimento al Gruppo Fiat stabilito dalla sentenza che ha invece assolto il conduttore Michele Santoro perché non c’è prova che sapesse della “non valenza tecnica” delle informazioni rilasciate nel servizio e, “conseguentemente, della loro tendenziosa non corrispondenza al vero”. Secondo il giudice di Torino, Maura Sabbione, il servizio di Corrado Formigli forniva un’informazione “incompleta e parziale e atta a indurre nel telespettatore medio una percezione errata del confronto tra le vetture”. Soddisfatto quindi l’avvocato Michele Briamonte, uno dei legali che ha assistito Fiat Group nella causa civile contro Annozero.

IL RISCATTO DELL’ ALFA ROMEO – Il servizio aveva “illustrato le prestazioni di tre autovetture, fra cui una Alfa Romeo MiTo, impegnate in un test apparentemente eseguito nella stagione autunnale, per concludere, sulla sola base dei dati relativi alla velocità, che i risultati di questa “prova” avrebbero dimostrato una asserita inferiorità tecnica complessiva dell‘Alfa Romeo MiTo – ha detto -. Si trattava di una ripresa televisiva che è stata artificialmente collegata ad una prova comparativa condotta nella stagione primaverile, non con le stesse vetture, dal mensile Quattroruote e poi pubblicata nel numero dello scorso mese di giugno di questa rivista”. “Questa sentenza ha un valore storico – ha detto ancora Briamonte – perché per la prima volta un ente persona giuridica, la Rai nel nostro caso, è stata ritenuta responsabile dei danni morali provocati dalla condotta dolosa di un proprio dipendente, nei confronti di un’altra persona giuridica, cioè Fiat”. Ed anche i dipendenti sono stati considerati parte lesa. “La lesione alla reputazione della Fiat Group non può che avere avuto un diffuso effetto sul senso di dignità professionale di un assai rilevante numero di lavoratori Fiat. Un danno all’orgoglio aziendale“, ha scritto il giudice.

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