Breckland Beira 400 Gpl

Il bolide artigianale nato a gas
Perché pubblicare su Autoambiente un test di una supersportiva con un motore “mostruoso”? A convincerci a provarla è un elemento singolare: è la prima supercar pensata e progettata all’origine con doppia alimentazione benzina/Gpl. Una peculiarità che non la rende “ecologica”, ma che rappresenta un importante segnale nell’orientamento verso la sostenibilità dei costruttori di modelli sportivi.

Per la verità indicatori che qualcosa stia cambiando in uno dei comparti più conservatori dell’auto lo si era intuito già con la presentazione al Salone di Detroit 2008 della Ferrari F430 Spider Biofuel, con la ventilata ipotesi di un’auto del cavallino a propulsione ibrida o con la recente promessa di impegno dei responsabili di Lamborghini per ridurre l’impatto sull’ambiente.
Certo preferiremmo che la passione per il volante venisse sfogata con esemplari a emissioni zero, come Tesla o Lightning GT, ma per il momento dobbiamo accontentarci di questi piccoli segnali. D’altronde, se l’uso di modelli supersportivi è moralmente condannabile considerata l’emergenza clima, gli attuali problemi del Pianeta non possono di certo essere imputati a un settore che rappresenta meno dell’1% delle vendite mondiali di auto. Piuttosto servirebbero interventi decisi per risolvere gli intasamenti delle strade o nei confronti di comportamenti altamente dannosi, come la pratica di bruciare il gas in torce (gas flaring) perpetuata dall’industria petrolifera in Nigeria che, secondo l’inchiesta “La Ricaduta” di Report, è responsabile da sola del 3% delle emissioni di gas serra globali. Chiudiamo la lunga, ma doverosa premessa, e analizziamo la Beira.

Inglesina tutto pepe con ecocuore italiano
A concepire la Beira 400 è la Breckland Technology Limited, piccola azienda di engineering inglese nata nel 2000. Dopo aver assemblato bolidi per conto terzi, tra le quali la Tommy Kaira ZZ, la Leading Edge 240RT e la più nota Mosler MT900, la società ha deciso di fare il grande passo ed entrare sul mercato con un esemplare proprio, la Beira 400. Una decisione coraggiosa, ma ricca di insidie sul piano finanziario. Per evitare di dissanguare le risorse interne i responsabili dell’azienda di Dereham hanno optato per la soluzione più rapida e sicura: l’assemblaggio di componenti noti con l’aggiunta di particolari inediti. Ai primi appartengono la piattaforma “Kappa” e il motore, entrambe di derivazione General Motors. La “Kappa” non è altro che il telaio utilizzato per Opel GT e Pontiac Solstice, il propulsore è il poderoso LS2 V8 da 6 litri che ha equipaggiato la Corvette C6 prima del 2008. Originali sono invece il disegno della carrozzeria realizzata con l’uso di materiali compositi nel frontale e nel posteriore per contenere il peso, le sospensioni indipendenti ridisegnate con la consulenza dello specialista KW Suspension e l’impianto frenante maggiorato con dischi autoventilati da 325 mm della HiSpec. La novità di maggiore rilievo, però, è l’impianto a Gpl di serie sviluppato in collaborazione con la Zavoli di Cesena, aziende del Gruppo Brc. Si tratta del sistema sequenziale fasato Alisei Zeta con iniettori Pan, doppio riduttore di pressione (uno per bancata) e centralina Gpl specifica. Oltre alla fornitura dell’impianto, l’azienda romagnola ha partecipato attivamente alla messa a punto della Beira, in particolare su due fronti. Il primo concerne l’impegno nell’affinamento dell’elettronica finalizzato a garantire prestazioni identiche con l’alimentazione a benzina e a gas. Il secondo riguarda il lavoro effettuato sulla parte posteriore delle vettura per inserire un serbatoio di capacità adeguata e per non alterare la distribuzione dei pesi e, di conseguenza, l’assetto della sportiva. Alla fine la scelta è caduta su una bombola cilindrica da 61 litri (48,8 effettivi) posizionata nella parte inferiore del bagagliaio con presa di carico dietro il porta targa posteriore in vecchio stile Usa.

Vistosa, scomoda e rumorosa
L’estetica, in linea con la tradizione britannica di auto sportive, la lasciamo giudicare a voi limitandoci a segnalare che la Beira non passa certo inosservata. Nel segno della tradizione anche la scomodità: per entrare bisogna abbassarsi parecchio, la seduta è bassa, quasi sdraiata, la visibilità posteriore precaria, in particolare con capote chiusa, e l’assetto decisamente rigido. Per fortuna i sedili in pelle sono comodi e avvolgenti, i pedali bel allineati e la plancia di tipo aeronautico che permette di avere sotto controllo strumentazione e comandi. Viceversa, abbiamo trovato un po’ disagevole la posizione del cambio, non tanto per l’ubicazione, ma piuttosto per l’altezza del tunnel centrale che ostacola il movimento del gomito. Un fastidio che si supera in fretta regolando bene il sedile e prendendo le giuste misure. Per accendere si deve girare la chiave e premere il tasto “Start” alla destra del volante. A segnalare l’avviamento è il rombo cupo del V8 di origine GM, apprezzabile per gli estimatori del sound automobilistico, ma decisamente elevato in assoluto. E, come ha dimostrato uno studio dell’Ata Svizzera (Associazione traffico e ambiente), anche il rumore ha effetti negativi sulla salute, spesso sottovalutati. E di decibel la Beira ne rilascia tanti, soprattutto quando si affonda il pedale dell’acceleratore. Decibel ben avvertibili nell’abitacolo per l’insonorizzazione non proprio eccelsa.

Un “fulmine” molto assetato
Ad emettere lo strepitio è il 6 litri da 292 kW/397 cv che spinge la roadster inglese ai 100 km/h con partenza da fermo in 4,4” e fino ai 250 km/h di velocità di punta (limitati elettronicamente). Le qualità migliori della Breckland non sono però le prestazioni, ma piuttosto l’elasticità di marcia. Con 542 Nm di coppia massima a 4000 giri/minuto, ma sfruttabile in gran parte già dai 2000 giri, la “400” si guida bene fin dai bassi regimi. Volendo si può viaggiare a 50 km/h in VI con motore che borbotta tranquillamente a 1500 giri/minuto. Un’andatura che permette di salvaguardare anche il portafoglio. Il Gpl costerà anche poco, ma i consumi sono da vera supercar. Con un litro di benzina si percorrono in media 6,7 km (14,9 l/100 km), con il gas ci si ferma a 6,4 (15,6 l/100 km). Tradotto in soldoni significa spendere circa 17,7 centesimi di euro al chilometro utilizzando la benzina e 8,7 sfruttando il Gpl, pur andando davvero piano come prevede il ciclo di prova europeo. Quello che ci preoccupa maggiormente, però, sono le conseguenze sul clima: le emissioni di CO2 corrispondenti sono di 372 grammi/km a benzina e di 323 a gas. Si tratta di valori elevatissimi in assoluto e, pure, nel raffronto con la concorrenza. La Corvette, dal quale Beira ha ereditato il V8, con il nuovo motore 6.2 da 321 kW/436 cv rilascia nell’aria “solo” 316 grammi/km, mentre le più efficienti (e non meno brillanti) Mercedes CL 5.4 da 285 kW (288 grammi/km), Porsche 911 Carrera S 3.0 da 283 kW (254) e Ferrari California 4.3 da 338 kW (299) fanno ancora meglio senza ricorrere al gas. A favore della Beira, quindi, non rimangono che le minori emissioni di elementi inquinanti derivate dalle caratteristiche fisiche del Gpl.

Incollata all’asfalto, ma riservata agli esperti
In comune con le rivali è il divertimento di guida. Anzi, per certi versi l’inglesina potrebbe offrire qualche emozione in più per l’assenza della sofisticata elettronica disponibile sulle contendenti. Il giudizio finale lo lasciamo agli esperti della guida sportiva, limitandoci a sottolineare che la dinamica della vettura è ottima. Le quattro sospensioni indipendenti, l’equilibrato bilanciamento dei pesi, il baricentro basso, l’assetto rigido (regolabile) e gli pneumatici superribassati da 19” fanno il loro dovere a incollare all’asfalto la Beira. In verità, basta una forte accelerata accompagnata con una decisa sterzata per fare scodare il posteriore. L’impressione è che la Breckland non perdoni facilmente errori di guida e che sia riservata agli esperti del volante. Da segnalare pure la precisione dello sterzo e degli innesti della trasmissione Tremec a 6 velocità, ma anche l’impianto frenante che appare sottodimensionato in proporzione alle prestazioni. Buona l’autonomia: circa 400 km a benzina e oltre 300 a Gpl…se non si esagera con il pedale.

Prezzo competitivo e allestimento personalizzabile
L’esemplare provato è un prototipo semi definitivo. Oltre agli interventi di messa a punto finale, sono attesi lievi ritocchi estetici. Il principale riguarda il commutatore/indicatore del livello del Gpl. L’attuale dispositivo di forma quadrata con cinque led sarà sostituito da un pulsante con forma e materiale analogo allo “Start”, mentre i led saranno integrati nel cruscotto. Il prezzo della versione definitiva in commercio dall’autunno dovrebbe essere molto allettante: appena 55.000 sterline (circa 60.000 euro). Ma non illudetevi. La produzione è limitata a una vettura al giorno e il listino è destinato a salire corposamente se si usufruisce della possibilità di personalizzare a proprio piacimento l’allestimento con materiali e tinte preferite. La dotazione di serie, comunque, dovrebbe essere di buon livello e dovrebbe includere interni in pelle, plancia in Alcantara e carbonio, impianto hi fi e climatizzatore automatico. La capote in tela ha apertura/chiusura manuale, operazione che richiede pochi secondi, e si ripone nel piccolo bagagliaio che occupa quasi totalmente. Ancora non comunicato il distributore ufficiale, mentre si sa già che l’assistenza dell’impianto a gas sarà a carico degli Zavoli Gas Point.

Fonte: Autoambiente.com

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